La fobia che le persone provano verso i serpenti è chiamata (ofidiofobia) e fa parte delle zoofobie (paura degli animali).
Sotto certi aspetti un po’di tensione per i serpenti è comprensibile, considerando che potenzialmente alcuni di questi rettili potrebbero risultare pericolosi per l’uomo.
Il problema diviene eccessivo, quando da un minimo di timore nasce una paura che diventa invalidante e la persona mette in atto dei veri e propri comportamenti di evitamento.
In realtà in Italia, gli unici serpenti velenosi sono le vipere, quindi l’aspetto razionale da tenere in considerazione, è che il timore per i serpenti è infondato a meno che non si viva in habitat, come le foreste pluviali Amazzoniche o dell’Africa.
Cause fobia dei serpenti
Secondo Vanessa LoBue e Judy DeLoache, la paura per i serpenti, come quella per i ragni avrebbe qualcosa di atavico.
Le due ricercatrici hanno mostrato a degli adulti e bambini alcune immagini di serpenti in mezzo a degli animali innocui, come rane e bruchi e la foto di uno di questi animali non pericolosi, in mezzo ad un groviglio di serpenti.
Tanto gli adulti quanto i bambini sono stati molto più veloci nell’identificare il serpente rispetto a qualunque altro animale.
Questo studio rafforza l’ipotesi genetico/evoluzionistica, in quanto la paura dei serpenti, come quella per i ragni sarebbe servita in un periodo storico in cui c’era un maggior bisogno di proteggersi da un’ambiente impervio; il fatto che le donne che (rappresentano il sesso debole) siano maggiormente soggette all’aracnofobia e all’ofidiofobia, è una conferma della trasmissione genetica della paura.
Cura fobia dei serpenti
Si usa lo stesso protocollo dell’aracnofobia; in primis si lavora sulle idee che sostengono la paura dei serpenti, si cerca di evidenziare la non pericolosità dei serpenti, in quanto animali timidi che fuggono davanti all’uomo e pericolosi solamente in certi ambienti e in certi contesti e se infastiditi.
In seguito si usa la desensibilizzazione sistematica; prima vengono mostrate foto di serpenti, in seguito, il terapeuta fa vedere al paziente un serpente di peluche e lentamente fa in modo che il paziente possa prendere contatto tattile con il peluche, poi si invita il paziente a recarsi al bioparco per osservare dei serpenti, fino a poter accarezzare dal vivo un vero serpente.
Un esposizione graduale, che porta all’estinzione del sintomo.
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