Psicologia e social newtowrk!
I social network su internet sono diventati parte integrante della nostra società, facebook risulta essere il social network più conosciuto.
Sono soprattutto giovani adulti, adolescenti, che postano le loro foto e i loro pensieri “in diretta”, malgrado questo comportamento possa portare problemi in alcuni settori della loro vita come quello lavorativo, ma cosa spinge così tanti giovani ad essere così espliciti nel raccontare la loro vita su facebook?
Secondo alcuni ricercatori, sono due gli aspetti chiave che influenzano il comportamento dei giovani sui social.
Il primo sarebbe l’anonimato che garantisce le confidenze, difatti quando si scrive in bacheca un proprio pensiero, i commenti possono arrivare anche dopo ore, oppure mai. Così come anche chi scrive un post, può decidere di non rispondere a un commento, quindi questo eviterebbe un contatto diretto, mantenendo un certo anonimato.
Un altro punto è legato a questioni psicologiche, come “il voler stabilire un rapporto intimo”, difatti la maggior parte degli utenti spiega di voler mantenere i contatti con amici e conoscenti e per questo motivo utilizzano i social.
Gli psicologi e gli esperti di comunicazione hanno sviluppato diverse teorie su chi trae vantaggio dalle reti sociali su internet.
Secondo la prima teoria ricorrono le persone che nella vita reale sono considerate meno popolari, e utilizzano facebook per diventarlo di più. L’idea di fondo è che le reti virtuali aiutino le persone timide e insicure a formare una maggior cerchia di amici.
La teoria alternativa sostiene invece, che “a chi sarà dato”, ovvero la grande fiducia in se stessi e l’estroversione rinforzano la popolarità in rete.
Per alcuni ricercatori come dimostrazione della prima tesi, i soggetti con scarsa autostima vantino in media molti amici su facebook, compensando in questo modo la scarsa fiducia personale. Alcuni studi affermano che le persone più insicure trascorrono più tempo su facebook, restando quindi a lungo nel mondo virtuale.
Tuttavia si mettono spesso in luce sotto una veste sfavorevole, come ha dimostrato una ricerca del 2012 condotta da due psicologhe; Amanda Forest e Joanne Wood. Nello studio è stato chiesto a 180 studenti di compilare un questionario sull’autostima. Quattro assistenti valutavano poi il contenuto emotivo dei loro ultimi dieci post su facebook; altri dieci assistenti giudicavano solo relativamente a questi ultimi messaggi quanto consideravano simpatico il rispettivo partecipante e quanto avrebbero voluto approfondire la sua conoscenza. Dai risultati è emerso che i soggetti con poca autostima risultavano agli occhi di chi li doveva giudicare meno simpatici e interessanti, perché il loro aggiornamenti su facebook riguardavano dichiarazioni inerenti sentimenti di frustrazione e tristezza.
In un follow up due ricercatori hanno dimostrato, che questi sentimenti negativi scoraggino non solamente le persone estranee.
In questo caso i partecipanti con bassa autostima, ricevevano meno commenti ai messaggi negativi e meno mi piace a quelli positivi.
Quindi queste persone non riescono completamente a usufruire delle possibilità sociali offerte dai social.
Dallo studio di Forest e Wood è emerso che le persone con maggiore autostima, ricevevano più mi piace sui loro post in bacheca.
Secondo Kelly Moore e James McElroy, dello Iowa State University di Ames negli Stati Uniti, gli estroversi caricano più foto di sé rispetto agli introversi e hanno anche molti più amici su facebook, Il 10 per cento più estroverso dei partecipanti aveva in media 500 amici in più del 10 per cento introverso, malgrado le persone estroverse entrino nel loro profili facebook, più raramente degli introversi.
Interessante è anche il contributo delle neuroscienze, in uno studio condotto a Londra, un gruppo di neuroscienziati guidati da Ryota Kanai, ha scoperto un collegamento tra la lunghezza dell’elenco di amici degli utenti di facebook e la densità di alcune cellule nervose in alcune strutture del cervello.
I ricercatori attraverso la tomografia a risonanza magnetica hanno indagato il cervello di 125 persone attivi sul web e sui social.
Dallo studio è emerso che le persone con più contatti avevano in tre regioni cerebrali una maggiore densità di cellule nervose, in particolare nella parte posteriore del solco temporale superiore destro (R-STS), che analizza i segni sociali come il contatto oculare e la gestualità e nel giro temporale mediano (L-MTG) e nella corteccia entorinale destra; queste due aree sono importanti per la memoria.
Il gruppo di Kanay non ha riscontrato la stessa densità cerebrale nelle persone con molti amici nella vita reale, rispetto alle persone solitarie. Questo porta a pensare che nei rapporti virtuali usiamo aree del cervello particolari.
Da altre ricerche emerge anche che i social sembrano favorire un’estensione della propria personalità al mondo virtuale. Tuttavia le persone con scarsa autostima cercano di creare qui una nuova immagine di sé, ma senza successo.
Bibliografia
di Cristoph Bomhmert, identià virtuali, in “Mente e cervello” n 102 anno XI Giugno 2013, pp. 68-73 ed. Le scienze.
Forest A. e Wood j.V, When Social Networking is not Working: Individual with Low Self-Esteem Recognize but do not reap the Benefits of Self-Disclosure on facebook, in “Psychological Scienze” 10.1177/0956797611429709,2012
Manago A. e altri, Me and My 400 Friends. the Anatomy of college Students’ Facebook Networks, their Communication Pattern and Well-Being, in “developmental Psychology”, vol. 48, pp. 369-380, 2012.
BACK M. e altri, Facebook Profiles Reflect Actual Personality, not Self-Idealization, in “Psychological Science”, Vol 21, pp. 372-374,2010.