Cos’è lo stress? E come si misura?

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Lo stress rappresenta una risposta dell’intero organismo ad una serie di stimoli che lo pongono in una condizione di allarme, di attenzione, di vigilanza e più in generale, di tendenza all’azione.

In genere si suole distinguere tra “distress” o stress negativo ed “eustress” o stress positivo. La condizione di eustress è fisiologica e funzionale allo svolgimento di compiti e attività, fornendo il necessario livello di attivazione che favorisce le prestazioni fisiche e cognitive. Si parla di distress, quando il livello di attivazione diventa eccessivo e contrasta con la prestazione, producendo effetti negativi a livello fisiologico, cognitivo ed emotivo.

La genesi delle patologie connesse con lo stress è basata su di una condizione di stress cronico, di alterazione che si può instaurare più o meno stabilmente in quel complesso sistema con cui l’individuo interagisce con l’ambiente.

Mentre nelle condizioni di stress acuto o transitorio, la reazione ha una durata limitata e comunque connessa con lo stimolo stressogeno, nelle condizioni di stress cronico le reazioni di stress finiscono per perdurare al di là degli stimoli, instaurando un processo di stabilizzazione dello stress stesso nell’individuo (Spielberger, 1989).

Lo stress  è considerato oggi uno dei problemi sociali più gravi, cui va data una adeguata risposta sia a livello di cura che di prevenzione. Studi sperimentali hanno dimostrato il collegamento stretto tra condizioni alterate di stress e effetti a livello biologico profondo, che giocano un ruolo importante in diverse malattie somatiche. Lo stress è inoltre causa diretta di disturbi come ansia, attacchi di panico, insonnia, difficoltà  di concentrazione e di decisione, pensieri ripetitivi, irritabilità.

Sul piano lavorativo, sono ben noti i costi del burnout, effetto diretto di una situazione di stress prolungato.

Le variabili che caratterizzano il passaggio dallo stress adattivo a quello cronico e fonte di disagio sono tanto complesse da richiedere un approccio multidimensionale, sia per l’intervento che per la valutazione dello stress. Il primo passo da compiere per un’adeguata valutazione è misurare lo stress.

Le misure di stress in uso sono prevalentemente di tipo indiretto, cioè effettuano misurazioni relative agli eventi stressanti o ai sintomi conseguenti allo stato di stress.

Il primo tipo di misurazione prende in considerazione il ruolo dei fattori ambientali e degli eventi psicosociali come fonte di stress. L’individuo, vivendo in un contesto fisico e sociale con il quale interagisce e con il quale stabilisce molteplici relazioni, è condizionato dalle caratteristiche di tale ambiente, da quelle fisiche, come il rumore, la temperatura, l’inquinamento, a quelle interpersonali, quali l’elevata densità abitativa, la mancanza di privacy, l’invasione del proprio spazio personale. La persona, inoltre, è sensibile ai cambiamenti, positivi e negativi, ai quali l’ambiente sociale va incontro. I life events rappresentano cambiamenti nella vita della persona, a cui è necessario adattarsi attraverso accomodamenti e modifiche delle proprie abitudini, dei propri modi di pensare, dei propri comportamenti. È evidente che la vulnerabilità ai life events è estremamente variabile e soggettiva, ed è in relazione a dimensioni di natura cognitiva. Lo stress dipende dalla valutazione dell’ambiente da parte della persona: se le richieste ambientali vengono valutate come eccessive rispetto alle proprie possibilità e risorse, si innesca la reazione da stress (Lazarus, Folkman, 1984).

Secondo Lazarus “le circostanze stressanti vengono filtrate dal sistema cognitivo del soggetto”. Se, a diversi livelli di consapevolezza, uno stimolo non è valutato come rilevante per l’individuo può non verificarsi attivazione emozionale e reazione di stress (Lazarus, 1966).

Diversi autori di impostazione psicologica hanno posto l’accento non solo sugli aspetti fisiologici dello stress, ma anche sugli altri aspetti comportamentali e cognitivi ad esso associati (Pancheri, 1979).

L’alta variabilità delle risposte neurovegetative e neuroendocrine a stimoli standardizzati permette di ipotizzare che contemporaneamente o prima dell’attivazione emozionale connessa con lo stress vi sia un’elaborazione cognitiva degli eventi stressanti, in relazione ad uno schema cognitivo caratteristico di ciascun individuo.

Lo stimolo esterno rappresenta l’evento antecedente, la cui conseguenza è l’attivazione fisiologica e comportamentale che caratterizza la risposta allo stress. Tra l’antecedente e le conseguenze si colloca l’insieme dei processi cognitivi, dalla percezione alla valutazione, che determinano le caratteristiche delle conseguenze, che possono così essere più o meno intense e connotate negativamente.

 

Le scale oggi esistenti per la misurazione dello stress possono essere suddivise in tre gruppi differenti:

1)Scale che valutano in maniera preponderante gli eventi stressanti:

a)Scala di ”Riadattamento sociale” di Holmes e Rahe

b)Scala di Paykel per gli eventi stressanti

2)Scale connesse alle patologie da stress:

a)State-Trait Anxiety Inventory (S.T.A.I.)

b)Maslach Burnout Inventory (M.B.I.)

3) Misure dello stress ambientale

Mesure du Stress Psychologique (M.S.P.)

Nei prossimi articoli, spiegherò nel dettaglio le scale di misurazione appena elencate.

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